Karpathos: un tripudio di colori nell’isola-atelier di Madre Natura

Viaggio attraverso l'’infinita gamma cromatica della selvaggia isola greca, spettacolo naturale nel Mare Egeo dove Madre Natura ha raggiunto il massimo della sua esultanza.

Karpathos, la Grecia che non ti aspetti, emerge fiera e maestosa dalle acque dell’Egeo, incastonata tra le più note Rodi e Creta. Con le sue cime ruvide che si gettano in un mare dalle sfumature caraibiche, sembra essere stata scelta da Madre Natura per fare prove tecniche di pittura e scultura.

Mi ritrovo ad attraversarla da cima a fondo, in solitaria, incantata dalle mille diversità paesaggistiche che  coabitano in appena 50 km di lunghezza, un tripudio di colori che fanno imbarazzare anche l’arcobaleno.

Parto dal centro in direzione nord guidando in un paesaggio lunare che, inaspettatamente, si apre in un’ampia vallata rigogliosa e rocciosa che collega l’antica Avlona con la solitaria Tristomo, baia incantata dai colori smeraldo. Da qui è possibile raggiungere l’isola disabitata di Saria, rifugio della foca monaca mediterranea, caratterizzata da accecanti rocce bianche che delimitano i sentieri prima di infrangersi in un’acqua cristallina.

Il Nord va vissuto camminando, tra mulattiere a picco sul mare e spiagge isolate dalle sfumature argentee che i grigi ciottoli mischiati a ghiaia gli conferiscono. E’ in questo saliscendi continuo di monti color cenere che si nasconde Olympos, l’antica capitale.

Vi diranno che qui il tempo si è fermato ma, girando per le stradine colme di negozi di artigianato locale di qualità, si respira la vivacità e la spensieratezza della gente del posto che, dentro ai loro abiti tradizionali, elargiscono sorrisi e mostrano fieri le tinte rosse, arancio e blu delle stoffe cucite a mano.

Mi fermo a mangiare in una taverna per assaggiare i makarounes, pasta tipica fatta in casa condita con un intingolo di cipolla, burro, olio e una spolverata di formaggio di capra. Condimento e peso specifico dell’impasto impongono una pennichella digestiva ma non ho tempo e proseguo la mia avventura.

Scendendo verso est, tra il villaggio di Spoa e la capitale Pigadia, è un continuo susseguirsi di scorci mozzafiato dove il verde acido dei pini mediterranei si confonde con il turchese del mare che bagna le spiagge più note dell’isola. Mi spingo più a sud per conoscere la tanto, giustamente, decantata spiaggia di Amoopi e mi affaccio a vedere cosa nasconde il belvedere davanti al quale ho parcheggiato.

Il respiro si ferma, il cuore accelera il suo battito, è amore a prima vista. Votsalakia Beach, seducente e selvaggia, è il luogo del pianeta terra che Madre Natura ha scelto come laboratorio artistico, alternando pennello a scalpello, lanciando sassi in acqua, preservando la roccia ruvida e frastagliata riparandola dai venti.

I raggi del sole le vengono in soccorso, sembrano giocare a nascondino tra gli scogli lasciando qua e là riverberi accecanti e facendo capoccella tra gli archi naturali che regalano scorci mozzafiato. L’acqua cristallina si unisce alla festa e si diverte a cambiare colore, alternando il verde smeraldo a tonalità turchesi tra il viavai di onde flemmatiche che bagnano la spiaggia di ciottoli scuri.

Mi viene voglia di aspettare il calar del sole all’orizzonte ma questa è la patria delle albe più belle dell’isola, dalle sfumature arancio e marrone. Per i tramonti devo attraversare i villaggi interni, appoggiati qua e là sulla catena montuosa che divide l’est dall’ovest e dove si eleva Kali Limni, la cima più alta del Dodecaneso.

Saltando da un paese all’altro, immagazzino immagini indimenticabili regalate dai panorami accessi dal giallo oro di un sole che sembra voler stanziare qui tutto il giorno. Davanti a questo spettacolo naturale è d’obbligo una pausa. Mi siedo ad una taverna con vista per scambiare due chiacchiere con gli anziani del posto, memoria storica dell’isola, che tentano di parlare nella mia lingua in ricordo dell’epoca in cui Karpathos era sotto il dominio italiano.

Riprendo il mio viaggio salutandoli con gratitudine per quello scambio prezioso che sa di gioventù e nostalgia.

Scendendo verso ovest, mi appare uno scenario completamente diverso: il verde lascia il posto alle tinte celesti delle pittoresche insenature di Lekfos, al blu intenso dei prepotenti scorci offerti dalla strada che scorre a strapiombo sul mare, e alle tinte arancio e porpora di Arkasa, culla dei tramonti più suggestivi del Mediterraneo dove il sole infuocato sembra volersi tuffare in acqua per rinfrescarsi.

Arkasa mi ha accolto, ospitato e coccolato ma non è per questo che rimarrà sempre nel cuore. Qui il meltemi spira prepotente come volesse spolverare la mente dai pensieri, l’acqua cristallina ha l’aspetto del diamante e la vita scorre leggera lontano dal frastuono del turismo di massa che non è riuscito a colonizzarla e snaturarla.

Le tinte arancio e porpora si mescolano al colore della terra man mano che procedo verso sud, la zona meno abitata e più autentica di tutta l’isola, dove le passeggiate di trekking si tingono di verde bottiglia e hanno il profumo del timo che cresce spontaneo in tutta la zona. Accompagnata dalle caprette che passeggiano indisturbate tra pascoli e strada asfaltata, vago alla ricerca delle spiagge più belle dell’isola.

Mi incanto davanti alla distesa di sabbia a Diakoftis, la spiaggia dai colori africani che creano dipendenza, faccio un bagno di fango nella spiaggia smeraldo di Agios Theodoros, ma Michaliou Kipos mi conquista con le mille conchiglie incastonate nella pietra bianca, con le tinte del deserto e con una taverna in paglia e legno dove mi fermo a sorseggiare una birra gelata.

Il mio viaggio termina qui; con lo sguardo perso nell’orizzonte attraverso con la mente l’infinita gamma cromatica che mi ha accompagnato lungo tutto il percoso.

Ad ogni curva, Karpathos mi ha regalato emozioni nuove, di ogni spiaggia mi sono innamorata di più di quella precedente e su ogni cima ho avuto la sensazione di avere il vento nelle vene.

Di Karpathos ce n’è una sola… se non la conosci ti sedurrà al primo incontro, se la conosci sei già perdutamente innamorato.

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